Il metodo si basa sulla misura dei campi elettromagnetici prodotti dalle correnti elettriche indotte nel terreno indagato, e nelle strutture in esso eventualmente
contenute, e da un altro sistema di campi elettromagnetici generati artificialmente in superficie ed è particolarmente adatto a mettere in evidenza formazioni
sepolte caratterizzate da una buona conduttività elettrica (metalli, strutture in laterizi, strutture impregnate di acque ad alto contenuto salino, ecc.).
Le misure del campo magnetico terrestre sono utilizzate per l’individuazione di strutture geologiche a scala regionale e nell’esplorazione mineraria. Intensificando invece
le misurazioni rispetto l’area d’indagine e soprattutto incrementando la sensibilità strumentale, si impiegano per la localizzazione di tubazioni, di siti archeologici,
di materiali metallici e di discontinuità sepolte. Il magnetometro misura l’intensità del campo magnetico terrestre, la presenza di materiale ferromagnetico crea delle
variazioni nel campo magnetico locale consentendo così l’individuazione di oggetti. La risposta di un magnetometro dipende dalla massa e dalla profondità a cui si trova
l’oggetto metallico. Metalli non ferromagnetici, quali l’alluminio, il rame e lo stagno, non inducono anomalie del campo magnetico.
Indagini elettromagnetiche per lo studio delle zone di perdite e della stabilità delle arginature - Bacino GMMRA di Ajdabia (Libia)
Indagine magnetometrica per la ricerca e la mappatura di elementi metallici sepolti nell’area interessata dalla realizzazione di un impianto fotovoltaico - Vivaro (PN)
Ricerca di oggetti metallici - Battaglia Terme (PD)
Indagini strutturali lungo gli argini di un canale - Pove del Grappa (VI)
Indagine magnetometrica per lo studio dei sedimenti di un bacino - località Baffaldi (Prov. di Ravenna)